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14 dicembre 2015

Il campo di concentramento di Vittoria

La Sicilia nella Grandeguerra tra disagi e misericordia allo straniero



Babbo, oggi ho pensato a te, più degli altri giorni; domani è il giorno della mia nascita. Sono convalescente in un ospedaletto; debole, e mi son sentito un mucchio di dolcezza primaverile nell’anima, oggi.
È quasi un anno di guerra, e faran due che son soldato; un anno di guerra varia, zingara, ardita qual’è quella dei bombardieri. Presto tornerò in prima linea, presto riprenderò il mio posto, dove più che rettorica, mi guida la verità e la forza dei tuoi insegnamenti. Mi guida la volontà, il sapere che oggi è la parola “ITALIA” per la gioventù; ciò che domani sarà la NAZIONE NOSTRA per tutti
[1].


Luciano Nicastro

2 novembre 2015

Tracce Storiche: Vann’Antò: poesia, tradizioni, politica e confront...


Nel 40° anniversario dalla morte di Pier Paolo Pasolini, il rapporto con altri scrittori del Novecento letterario può aprire alla curiosità di leggere il Poeta "profeta" rispetto a fatti di ordine diverso, ma sempre riguardanti il suo modo critico di affrontare la quotidianità.

Tracce Storiche: Vann’Antò: poesia, tradizioni, politica e confront...: La semplicità delle origini è stata da sempre uno stimolo per la ricerca continua e sapiente di forme d’intelletto, che hanno potuto – del...




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2 ottobre 2015

Giovanni Verga nostalgico catanese, fotografo dei perdenti

Uno dei grandi scrittori italiani, anzi europei dell'Ottocento


Luigi Capuana parlò di Giovanni Verga come di «uno scrittore di un decennio», poiché, solo dopo la conversione al verismo egli si rivelò un autentico scrittore sperimentale. I racconti sul mondo contadino e popolare divennero – dopo la prima edizione di Nedda del 1874 – la fase di svolta verista e che avviarono al decennio successivo, in cui ci fu, appunto, la migliore produzione basata sui fatti “nudi e schietti”, che orientarono la ricerca letteraria dello scrittore siciliano.

10 settembre 2015

Giovanni Verga nostalgico catanese, fotografo dei perdenti

Uno dei grandi scrittori italiani, anzi europei dell'Ottocento


L’ambientazione siciliana e l’utilizzo di personaggi dalle umili origini furono la scenografia che accompagnò la realizzazione dei nuovi romanzi dello scrittore siciliano. Senza dubbio, partendo dallo scambio di opinioni avuto con gli scapigliati milanesi e dalla vicinanza del suo amico Capuana, Verga giunse ad affrontare nuovi aspetti della sua scrittura, assieme alla volontà di rappresentazione del vero.

31 luglio 2015

Giovanni Verga nostalgico catanese, fotografo dei perdenti

 Uno dei grandi scrittori italiani, anzi europei dell'Ottocento


Muovendo nel contesto della Sicilia di metà Ottocento, dello scrittore Giovanni Verga saranno portati maggiormente in rilievo alcuni aspetti in relazione col Risorgimento, con la società e con la politica nazionale, senza tralasciare il “rapporto” con i cosiddetti «perdenti», coloro che dal 1880 prevalsero nel suo ciclo di romanzi “I vinti”, che lo portarono alla piena celebrità, anche d’oltralpe.

24 maggio 2015

Centenario della Prima guerra mondiale





Il Piave mormorava caldo e placido al passaggio
dei primi fanti il 24 maggio
L'esercito marciava per raggiunger la frontiera
per far contro il nemico una barriera
Muti passaron quella notte i fanti
tacere bisognava e andare avanti
S'udiva intanto dalle amate sponde
sommesso e lieve il tripudiar de l'onde
Era un presagio dolce e lusinghiero
il Piave mormorò Non passa lo straniero!

25 aprile 2015

17 gennaio 2015

“Non si parte” un moto spontaneo: fatti storici ancora poco noti delle comunità ragusane alla fine del 1944


A Ragusa fu indicato dalle autorità di dover versare all’ammasso novantamila quintali di grano dopo la mietitura dell’estate 1944 e, difatti, la quantità fu rispettata dai vari contadini e agrari del posto; come nel resto della provincia furono rispettate le disposizioni impartite, al punto che si rivelarono superiori a quanto fu ammassato nelle altre provincie siciliane.
    Ciononostante, anche Ragusa fu travolta dalle miserie del 1944, come il resto della Sicilia: riduzioni delle razioni di pane da trecento a duecento grammi, continui aumenti dei prezzi di tutti i prodotti (anche a causa del danneggiamento delle strade extraurbane per via dei bombardamenti, che determinarono, peraltro, il mal funzionamento delle linee elettriche), sussidi non pagati alle famiglie bisognose, scioperi per aumenti salariali necessari per sopravvivere richiesti dagli operai dell’ABCD – principale industria di estrazione della roccia asfaltica – furono alcune delle cause.

10 gennaio 2015

“Non si parte” un moto spontaneo: le cartoline "rosa" e le jacquerie siciliane del dicembre 1944


Una mattina del dicembre del 1944, scuro in volto, il postino mi porgeva una cartolina rosa. “Cos’è questo biglietto?” gli chiesi: “Leggete, signora Marietta e vedrete di che si tratta”. “Al signor L. Giuseppe… In nome di S.A.R. Umberto di Savoia, Luogotenente del Regno… entro dieci giorni vi presenterete al distretto militare… portate con voi gavetta, cucchiaio e coperta”.Mio marito era tornato a casa dopo la liberazione di Roma. Ora quello strano biglietto alzava all’improvviso il sipario sul nostro passato.[1]
   La chiamata alle armi dei civili aventi obblighi di leva, delle classi dal 1914 al 1924, fu disposta con circolare del ministero della Guerra, il 23 settembre 1944 e dal momento in cui iniziarono a trafugare le prime voci alla predisposizione delle liste per i richiami, trascorsero altri mesi. Il richiamo fu indirizzato sia agli sbandati dell’8 settembre, sia a coloro che furono in precedenza esonerati, tra questi gli universitari fino a ventisei anni. Agli universitari l’esonero permase per gli studenti di medicina, farmacia e veterinaria, mentre furono richiamati alle armi anche i cittadini italiani ebrei rientranti nel contingente.

3 gennaio 2015

“Non si parte” un moto spontaneo: panorama del mondo contadino nella Sicilia tra 1944 e 1945


Non sempre ci si concentra sulla particolare situazione venutasi a creare in Sicilia dall’estate 1943: l'inizio della Guerra di liberazione del nostro Paese, che durò fino alla primavera 1945.
   Di fatto, i successivi avvenimenti sia siciliani, sia nazionali mutarono – e con essi il corso della Storia – dalla notte tra il 9 e il 10 luglio, ponendo la Sicilia quale prima regione a essere occupata dalle forze militari alleate, in pieno regime fascista, nonché a essere il primo territorio liberato dal nazifascismo, in una posizione che avrebbe potuto essere quasi di privilegio.
   In particolare, la situazione sociale di esasperazione totale – per lo stato di miseria generale – portò le popolazioni ad accogliere le truppe alleate come salvatori dalla dittatura fascista, che da tempo raggiunse alti livelli di corruzione per fare dei gerarchi, di cui ne fu implicato anche il duce e che ne ebbe chiara contezza, da subito, l’onorevole Matteotti.