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19 maggio 2013

Alberto Sordi ci fa ricordare «Tutti a casa»


Nell’anno di ricorrenza del secondo lustro dalla scomparsa di Alberto Sordi e in concomitanza con le vicende politiche che interessano l'Italia, come non ricordare il grande attore nei panni del sottotenente di artiglieria Innocenzi che, nel lontano 1960, per la regia di Luigi Comencini, recitò in un gran film Tutti a casa.
    Una pellicola in bianco e nero che descrive la confusione e lo sconcerto che segue l’8 settembre 1943, quando i tedeschi da alleati diventano nemici e le forze cobelligeranti da nemici divengono alleate. Appresa la notizia dell’armistizio, rimasto senza ordini e approfittando della confusione, uno sparuto gruppo del plotone del sottotenente Innocenzi rimane con lui e cerca di ritornare a casa.
    I militari attraversano parecchie regioni, vivendo numerose traversie e per questo l’ufficiale è costretto a prendere decisioni di sua iniziativa, mentre fino a quel momento il fascismo gli aveva insegnato soprattutto a obbedire senza porsi domande.
   Grande anche l'interpretazione di Serge Reggiani, nei panni del geniere Ceccarelli − in licenza di convalescenza per un'ulcera − che attraverso varie peripezie è giunto a Napoli; riuscita a vedere, da sopra un camion, lo scorcio di casa sua non può mai più raggiungerla perché muore dopo un tentativo di fuga, poiché catturato dai fascisti e sottoposto, insieme all'ufficiale, ai lavori forzati di sgombero macerie. Il sottotenente Innocenzi, dopo aver visto morire il caro soldato, decide di non rimanere inerte e passivo, ma di partecipare alle Quattro giornate di Napoli, durante le quali i napoletani riescono a cacciare i tedeschi.
    Bella ed efficace è la frase pronunciata dall'ufficiale: «Non si può stare sempre a guardare» e imbracciata la mitragliatrice si mette a sparare contro i tedeschi.
    Dal 28 settembre al 1° ottobre 1943, i cittadini napoletani lottarono con qualunque mezzo, impugnarono le armi ed eressero barricate per cacciare i nemici tedeschi dalla città. Tutti quelli che poterono – compresi i quagliuni – resistettero, anche artisti, scrittori e poeti.
    Comencini, in occasione delle prime interviste all’uscita della pellicola, dichiarò che si trattasse di un film di guerra, un viaggio attraverso il territorio nazionale dilaniato dal conflitto, visto con gli occhi di quattro soldati “sbandati”, che apostrofò: «Quattro stupidi senza soldi».
    A quanto pare, le convulse vicende dei nostri giorni, fuori dalla situazione bellica, riescono a riportare a galla alcuni aspetti del carattere nazionale. Un déjà vu, dove i nemici diventano “alla bisogna” amici e gli alleati si trovano a doversi schierare come oppositori, dimostra la complessità dei giochi politici a cui è costretta l’Italia, pur di rimanere a galla in un complesso ambito internazionale ed europeo.
    Risulta, comunque, molto difficile tenere sotto controllo il popolo che possa non sostenere i tempi della ripresa e per questo l’ideazione di un coro fuori contesto, con un portavoce burlesque che “tamponi” l’impulso irrefrenabile di violenza nelle piazze ‒ di tipo ellenico; ma soprattutto qualche milione di «ex insiders», così definiti dal professor Enrico Pugliese, ordinario della cattedra di Sociologia del lavoro a "La Sapienza", coloro che avevano un’occupazione e ora, per degli errori di scelte nelle politiche del lavoro, non riescono più a rientrare nel mercato lavorativo o costretti a emigrare.
    Sicuramente il grande Alberto Sordi, con qualche anno in meno, avrebbe tratto gli elementi per interpretare qualche personaggio della vita attuale e farci sorridere pronunciando qualche frase utile, per “chi abbia orecchie per intendere”.
    Purtroppo, ci ha lasciato ben dieci anni or sono: era il 25 febbraio ed era nato a Roma il 15 giugno 1920. Fu un grande attore che seppe interpretare, attraverso la commedia “all’italiana”, la vita quotidiana del dopoguerra e del miracolo economico con la psicologia dell’italiano medio; nonché un rappresentante “del fare romanesco”, insieme ad Aldo Fabrizi e Anna Magnani.
    Nel 1955 il presidente degli Stati Uniti Truman lo invitò a Kansas City, dove ricevette le chiavi della città e la carica di “governatore onorario”, come premio per la propaganda favorevole all’America promossa da “Nando Moriconi”. Il 15 giugno 2000, Albertone compì ottant'anni e Francesco Rutelli gli cedette lo “scettro” di Roma, nominandolo sindaco, per un giorno.
    Quando andai a visitare la cappella della famiglia Sordi al cimitero monumentale di Roma, nel maggio del 2003, vidi, oltre a tanti fiori, numerosissimi pensieri e dediche scritte su dei foglietti in una bacheca improvvisata, sciarpette della “Roma” legate alla porta della tomba, perfino un pacchetto di spaghetti con una dedica: "Al grande Albertone da la società de li magnaccioni".
    Lo striscione più in mostra, comunque, recitava: Sor Marchese è l'ora!




© 2013
Per citare questo articolo
G. La Rosa, Alberto Sordi ci fa ricordare «Tutti a casa», in "Il tempo la storia. L'anno zero dell'Italia giovane e creAttiva", R. Bonuglia (a cura di), Roma, Edizioni Il Tempo la Storia, 2013.