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1 novembre 2010

I vostri figli


Nella tradizione siciliana la commemorazione dei defunti, nonostante sia un momento di ricordo doloroso, è comunque, un'occasione rivolta alla valorizzazione della vita.
   Una contrapposizione "forte", ma vincolata; un tao, che riesce a vedere sempre una speranza, di fronte all'appuntamento a cui non possiamo disattendere.
https://farm9.staticflickr.com/8575/16424249651_f4401ca148_b.jpg   Nella notte tra il 1° e il 2 novembre, tutti i bambini siciliani aspettano i regali dai "morticini"; una rievocazione dell'immaginario collettivo, dei propri nonni, genitori, fratelli che ormai hanno lasciato questo mondo... di sofferrenze. Un'antica attenzione che i genitori mettono nei confronti dei loro bambini, forte del voler rivedere in loro la "riscossa" della vita; bambini che riempiono la vita della famiglia con i loro pianti, i capricci, i perché, i bisogni, la loro crescita in genere.
   A livello sociale, ancora oggi, questo Paese non riesce ad aprirsi alle tante novità, elaborate quotidianamente dalle nuove generazioni: vulcani in continua eruzione, fonte di catarsi dalla stagnazione, cui siamo abituati e verso cui non riusciamo a distaccarci.
   Nonostante il livello di scolarizzazione raggiunto dalla società italiana, non si vuole riconoscere il valore della risorsa umana a disposizione, non riuscendo a puntare su di essa. Un forte egoismo che pervade la nostra quotidianità, sicuramente dettato dall'incertezza in cui diuturnamente ci troviamo, che ci fa rinchiudere "a riccio" e che ci rappresenta fuori dai confini come "un popolo di risparmiatori", difficilmente aperti alle novità.
   Ripercorrere la nostra storia ci spiegherà il perché del fatto che dal Medioevo siamo una "non-nazione".
   Un egoismo familiare, in cui i figli italiani sono riconosciuti come il sociotipo di "mammoni"; un aspetto che si protrae, cer così dire, per tutta la vita, ma che solo in numero minoritario riescono a riscattarsi, anche se ciò bebe è delineato dalle parole di questi versi, scritti in un'altra epoca da Gibran Khalil Gibran, ma che sicuramente ancora oggi, devono fare riflettere:
I vostri figli non sono figli vostri: sono i figli
e le figlie della forza stessa della vita.
Nascono per mezzo di voi ma non da voi.
Dimorano con voi
tuttavia non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore
ma non le vostre idee.
Potete dare una casa al loro corpo
ma non alla loro anima, perché la loro anima
abita la casa dell'avvenire che voi non potete
visitare nemmeno nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di tenere il loro passo
ma non pretenderedi renderli simili a voi,
perché la vita non torna indietro
né può fermarsi a ieri.
Voi siete l'arco dal quale, come frecce vive,
i vostri figli sono lanciati avanti.
L'Arciere mira al bersaglio sul sentiero
dell'infinito e vi tiene tesi con tutto 
il suo vigore affinché le sue frecce
possano andare veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia 
nelle mani dell'Arciere poiché egli ama
in egual misura le frecce che volano
e l'arco che rimane saldo.




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I vostri figli di G. La Rosa è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale.