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16 giugno 2010

Nell’Europa di Spinelli la Grecia di Panagulis


La prima settimana di Maggio 2010, ha scosso sicuramente le compagini economiche degli stati dell’Unione Europea, in particolare per Portogallo, Spagna, Irlanda, Italia e Gran Bretagna, sino al punto che in Grecia si sono verificati degli scontri ad Atene. Un deficit ormai insanabile ha portato i cittadini greci a scendere nelle strade per manifestare la propria rabbia, nei confronti di una politica che ha trascinato la Grecia al collasso ed oggi tutti di nuovo in piazza per la manovra sulle pensioni.
    Era il 1° gennaio 1981, quando ci fu il primo allargamento mediterraneo e la Grecia divenne il decimo stato membro della Comunità Economica Europea, potendovi aderire dopo la caduta del regime militare “dei colonnelli” e grazie al ritorno alla democrazia, nel 1974.
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/e/e9/Spinelli_Ventotene.JPG    Dopo cinque anni nel 1979, furono eletti a suffragio universale diretto i deputati nel Parlamento europeo, tra i quali Altiero Spinelli, attivista del Movimento federalista europeo e fondatore del Movimento federalista in Italia, di cui fu segretario dal 1948 e uno dei padri fondatori della Comunità europea. Già dall’inizio del XX secolo, riscosse molto interesse il dialogo federalista sino a giungere agli anni Cinquanta in cui si parlò di “Movimento comunale europeo e internazionale”, al quale don Luigi Sturzo, fondatore del Partito Popolare e strenuo antifascista, dichiarò di aderire all’iniziativa in favore delle autonomie locali, seguito da Adriano Olivetti col “Movimento comunità” del 1953 e successivamente dal sindaco di Firenze, Giorgio La Pira, che a partire dal 1955 promosse il “Congresso dei sindaci delle capitali di tutto il mondo”, le cui origini siciliane lo avevano sempre accompagnato verso una visione più aperta, oltre i confini dell’orizzonte. Per arrivare al 25 marzo 1957 dove a Roma fu firmato il trattato di costituzione della Comunità Economica Europea, che fu generalmente chiamata “mercato comune”.
    Fu grazie alle pressioni di Altiero Spinelli e quelle di un ristretto gruppo di parlamentari di Strasburgo, che il Parlamento europeo conferì incarico ad una nuova commissione di elaborare una riforma istituzionale della Comunità. Il compromesso avviato proprio da Spinelli, rappresentò un incrocio sapiente e dinamico tra il modello comunitario e il modello federale che giunse al febbraio 1984, data in cui il Parlamento europeo approvò il così detto “piano Spinelli” in testo finale del “trattato-costituzione” con 237 voti, la maggioranza assoluta[1].
   In quell’occasione Spinelli pronunciò un discorso, prima del voto finale sul trattato, in un misto di gratitudine e orgoglio:
Oggi giunto a questo punto, vale a dire alla fine di un capitolo e all’inizio di un nuovo capitolo che probabilmente sarà portato a termine da altri e riflettendo sul lavoro che ho cercato di fare qui, devo dire che penso che, se le idee contenute in questo testo e nella risoluzione non fossero esistite nella mente della grande maggioranza di questo Parlamento, non sarei mai riuscito a mettervele. Mi sono limitato ad esercitare, come Socrate, l’arte della maieutica. Sono stato l’ostetrica che ha aiutato il Parlamento a dare alla luce questo bambino. Adesso bisogna farlo vivere.
    Nel periodo della dittatura furono messi al bando i partiti di orientamento comunista e la repressione si aggravò dopo il fallito attentato del 13 marzo 1968, compiuto da Alexandros Panagukis contro Papadopoulos. che già nel Giugno del 1972 forte della sua posizione, si era autoproclamato presidente della Repubblica. Nel 1973 ci fu una rivolta degli studenti al politecnico di Atene e molti studenti per scappare al regime si rifugiarono a Napoli, grazie alla solidarietà offerta dalla Federazione socialista napoletana, che insieme ad altri partiti democratici italiani si adoperò per la scarcerazione di “Alekos” Panagulis e di suo fratello Statis. Durante la sua prigionia Panagulis, denunciò connivenze tra fascisti greci e terroristi di destra italiani del Fronte Nazionale, Rosa dei Venti, Ordine Nuovo[3]. L’Italia fu per Panagulis la seconda patria e nel Partito Socialista trovò l’ambiente politico più vicino. Il Psi e il suo giornale «Avanti!», avevano lottato per sottrarlo al plotone d’esecuzione, ma un presunto incidente d’auto orchestrato dal regime, spezzò la vita, all’età di 37 anni, del rivoluzionario greco, la notte del 1° maggio 1976.
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/4/47/Alekos_Panagoulis_memorial_stone.jpg/1024px-Alekos_Panagoulis_memorial_stone.jpg   Fu la solida base per il rilancio europeo che culminò con la creazione dell’Unione Europea a Maastricht nel 1993. Altiero Spinelli morì a Roma il 23 maggio 1986.
    La Grecia del dopoguerra era in ginocchio: l'economia devastata dall'occupazione nazista, il sistema di comunicazioni arretrato, la flotta mercantile quasi completamente distrutta, l'inflazione galoppante e la scarsezza di viveri le sole prospettive future. Per Georgios Papandreu, favorito dagli inglesi alla nomina di capo del governo in esilio anche per il suo passato anticomunista, il problema più difficile da affrontare fu il disarmo pacifico delle formazioni partigiane e la loro sostituzione con un esercito nazionale. Questo sfociò in una guerra civile molto sanguinosa che durò dal 1946 al ’49, tra i movimenti di resistenza partigiana formati da liberali e comunisti e la coalizione conservatrice, guidata dal Partito Popolare di Tsaldàris, che non si preoccupò di appianare i dissidi tra destra e sinistra. Iniziò, al contrario, una politica di repressione e violenza contro gli esponenti socialisti e comunisti.
    Il 1° settembre 1946 fu fissato il referendum istituzionale e quando le consultazioni si tennero, la monarchia vinse con il 68% [1.136.289 voti] dei suffragi, contro il 32% [524.771 voti] alla repubblica. Fu il subentro degli Stati Uniti, quale stato protettore, a riportare un po’ di ordine e di aiuti economici, dettati dal piano del presidente Truman; adottare la “dottrina Truman” significava avere l’apparenza di sostenere interessi privati e reazionari contro le riforme e le rivoluzioni a favore dei poveri e che, di fatto, aprì la strada a un consistente afflusso di dollari per la Grecia, permettendo di entrare a far parte del blocco occidentale – seppur a caro prezzo. L’Italia con le parole di Togliatti «Non faremo come la Grecia» se ne chiamò fuori ed ebbe un’altra storia.
    Fino al 1952 avrebbero governato, in coalizioni instabili e sempre sull’orlo del crollo, i partiti di centro-destra, accusati peraltro continuamente di corruzione, inefficienza e servilismo verso le centrali straniere, americane soprattutto, che operarono liberamente sul territorio greco. Nonostante una ripresa apparente, i governi che si susseguirono, rimasero legati ai dettami delle norme e misure repressive del periodo della guerra civile e se nel nostro “Bel Paese” alla fine degli anni Cinquanta, si iniziò a parlare di un miracolo economico, legato allo sviluppo della politica industriale voluta fino alla sua fine da Amintore Fanfani, in Grecia lo sviluppo dell’epoca fu incentrato invece, nell’industria del turismo. Al governo, re Paolo scelse Konstantìnos Karamanlis, che indì nuove elezioni per il Febbraio 1956, alle quali per la prima volta parteciparono le donne greche. In occasione delle elezioni del 1961 la sinistra comunista a capo dell’opposizione, ma anche l'Unione di Centro creata da Georgios Papandreu, portò avanti delle accuse contro il governo e i partiti di centro-destra, per gravi frodi elettorali, finalizzate a condizionare il processo democratico a favore della destra. Si dovette attendere le elezioni del 1963 per costringere Karamanlis ad abbandonare la sua Nazione, anche a seguito dell’attentato al deputato comunista Grigorios Lambrakis, per lasciare il posto a Papandreu, che vinse le elezioni portando avanti i principi democratici, rappresentati anche da nuove riforme normative legate al sistema educativo, oltre alla libertà per i prigionieri politici e l’autorizzazione al rientro per gli esiliati.
    Gli anni dal 1964 al ’67, furono decisivi per la sorte della Grecia contemporanea e incentrati verso una visione più globale riguardo la Guerra fredda tra il blocco sovietico e quello statunitense, nella lotta dell’Occidente contro i comunisti. Le dimissioni di Papandreu volute dal popolo, indignato, portarono ad un governo di coalizione incapace di gestire il clima sempre più teso, fin quando il 21 aprile 1967, alcuni colonnelli, paventando l’avanzata comunista e con l’aiuto dei servizi d’intelligence americani, s’impadronirono del potere con un colpo di stato, in nome del re. I carri armati invasero le strade di Atene, concentrandosi in Piazza della Costituzione, sede del Parlamento. Tra questi, i colonnelli Georgos Papadopoulos e Stylianon Pattakos, seppur non avessero rappresentato la totalità degli ufficiali superiori dell’esercito, furono in grado di instaurare un regime basato sulle leggi marziali, deportando e imprigionando gli oppositori, come ad esempio il famoso scrittore Mikis Theodorakis. Il re Costantino tentò di riprendere il potere, ma senza successo dovette imboccare la strada dell’esilio.
    La giunta dei colonnelli con Papadopoulos primo ministro, si distinse per la caparbia brutalità, per gli atti di violenta repressione, ma anche per l’assoluta incompetenza politica. Mentre Usa e Urss erano in piena Guerra fredda, in quest’area mediterranea, si ebbe la rottura dell’attività diplomatica nell’isola di Cipro, abitata per l’80% da persone di origine greca, che portò a delle contese con la Turchia per l’avanzata della enosis, richiesta di unione (in greco) con la Grecia, che fu contrastata risolutamente dalla Turchia, la quale spinse invece, per una spartizione dell’isola[2]. Nel 1960 Cipro ottenne l’indipendenza, grazie a delle negoziazioni tripartite tra Grecia, Turchia e Gran Bretagna, ma ancora Cipro fu invasa dalla Turchia nel 1963 per evitare l’avanzata greca, obbligando questi a ritirarsi nel Sud dell’isola. Fu poi nel 1974 che a causa di un colpo di stato a Nicosia, condotto dai greco-ciprioti, appoggiati dalla giunta di destra di Atene, che la Turchia decise per una risposta forte, al punto che tutti i greco-ciprioti furono cacciati dai territori turco-ciprioti. Per riportare l’equilibrio fu chiamato in causa il generale Konstantinos Karamanlis e inoltre furono indette nuove elezioni per la scelta istituzionale: mantenere la monarchia e votare per la repubblica. Questa volta la maggioranza dei greci votò per la repubblica, che fu costituita nel Novembre 1974.
    A questa persona barbaramente torturata durante la prigionia fu dedicato un libro, col quale la scrittrice e compagna Oriana Fallaci fece comprendere ai lettori italiani le dichiarazioni di colpevolezza, che Panagulis aveva portato a conoscenza del suo popolo contro il regime dei colonnelli, dichiarando:
Da tempo ci provavano ad ammazzarlo: Alekos era in possesso di documenti molto compromettenti per personalità greche legate alla Cia e alle forze fasciste nel tentativo di ripetere il colpo di stato. Nel giorno dei suoi funerali nella cattedrale di Atene, un ruggito di dolore e di rabbia si alzò nella città, rintronando incessante, ossessivo, spezzando qualsiasi altro suono, scandendo la grande menzogna[4].
    La folla insistentemente gridò Zi, zi, zi, «Vive, vive, vive», tantissimi scesero in piazza, al punto che fu detto persino che i partecipanti fossero all’incirca un milione e mezzo. L’«Avanti!» del 5 giugno 1976 indicò la presenza ai funerali di Alexandros Panagulis, di Sandro Pertini allora presidente della Camera e il cordoglio di Pietro Nenni da parte dei socialisti italiani, quale partecipazione al grave lutto.
    Ottenendo il primo governo pienamente democratico alla fine del 1974, oltre ad avere segnato l’appartenenza e la memoria del dolore per almeno di tre generazioni, la Grecia con un difficile trapasso si avvicinò nuovamente al mondo occidentale di cui fu “la culla”.
   In Italia per riassumere la condizione degli anni Settanta, il 1975 fu l’anno più difficile dell’intero decennio. Il prodotto interno che crebbe nel ’73 raggiungendo il 7%, nel ’74 ebbe una flessione di 3,6 punti; l’inflazione si attestò al 17,2% e la disoccupazione fu quasi del 6%. I salari reali per unità di prodotto dell’industria manifatturiera crebbero in un anno del 35,2%: quasi raggiunti dalla Gran Bretagna, che seppur in crisi, avanzò al 32,2%; nei confronti del 22,3% del Giappone; del 21,1% della Francia; dell’11,4 degli Stati Uniti e del 7,7% della Germania[5].
    La politica vide l’impegno di Enrico Berlinguer nel condurre il Partito Comunista al governo, iniziato nel 1973 con la pubblicazione su «Rinascita» del suo saggio sul “compromesso storico”. Su questo Andreotti dichiarò: «Fu una scelta molto avanzata che all’inizio non fu né capita né seguita all’interno del Pci. Si notava, tuttavia, una certa insofferenza dei comunisti italiani per gli atteggiamenti egemonici dell’Urss, e cominciava a maturare il distacco del Pci dal partito-guida di Mosca».
    Negli anni Ottanta, in Grecia, seppur l’ingresso nella Comunità europea eliminasse le barriere protettive nel commercio, aprendo la propria economia al mondo e nonostante l’aiuto proveniente dai fondi europei, il tasso di disoccupazione rimase elevato; nel campo dell'istruzione e dei servizi sociali, le riforme furono assai limitate. Le lotte femministe a livello internazionale si affacciarono anche nei confini greci e la condizione delle donne migliorò: fu abolita la dote e l'aborto fu legalizzato, assieme al matrimonio civile e al divorzio. Nell’Ottobre del 1981 Andreas Papandreou vinse le elezioni col 48% dei voti e fu realizzato al primo governo socialista della storia della Grecia, sulla base anche di alcune velleità che rimasero solo delle promesse, quali le chiusure delle basi Nato sul territorio greco.
    Fu invece il declino economico a focalizzare gli anni Novanta della penisola ellenica: l’elevato tasso d’inflazione unito all’eccessiva spesa pubblica, costrinsero a misure drastiche, il rieletto governo socialista di Andreas Papandreou; misure di austerità, tra cui il blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici e uno smisurato aumento del costo dei servizi sociali. Ma l’aggravato stato di salute prima e il suo decesso poi, chiuse l’era politica travagliata della Grecia del secolo scorso, che tornò al governo dei conservatori.




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[1] L. Angelino, Le forme dell’Europa. Spinelli o della federazione, Genova, Il Melangolo, 2003, p 163.
[2] F. Halliday, The Middle East in International Relations. Power, Politics and Ideology, Cambridge, University Press, 2005, p. 162.
[3] P. Lezzi, Pagine socialiste, Napoli, Alfredo Guida Editore, 2002, p. 190.
[4] O. Fallaci, Un Uomo, Milano, Rizzoli Editore, 1979, p. 9.
[5] B. Vespa, Storia d’Italia da Mussolini a Berlusconi, Milano, Mondadori, 2004, pp. 215-216.

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dal prof. Attilio Mangano in CIAO MONDO yes we can